La centrale “Eugenio Montale”, di proprietà di ENEL, si è insediata nel 1962 in un contesto urbano, residenziale e industriale molto vicino al centro della città di La Spezia. La centrale, alimentata prima a olio combustibile e poi a carbone, ha raggiunto nel 1968 la sua potenza massima di 1835 MW [1]. La città di La Spezia, si trova in un golfo circondato da colline che, in ragione della direzione dei venti prevalenti formano una barriera naturale alla dispersione degli inquinanti che ristagnano sulla città e nell’arco collinare dove sono ubicati i centri abitati dei comuni limitrofi. Lungo tutta la linea di costa sono presenti attività industriali – porto commerciale, cantieri navali, arsenale militare, rigassificatore – e aree di particolare interesse ambientale – oltre a differenti discariche. Alle spalle della città è da poco stata parzialmente bonificata l’area precedentemente occupata da una raffineria. Sono presenti parchi naturali, regionali e nazionali, e siti Unesco. Dal 1963 le popolazioni residenti nei quartieri limitrofi alla centrale hanno iniziato a lamentare danni alle colture e un pregiudizio al benessere generale a causa dei residui della combustione (acido solforico nebulizzato). Nel 1971, in assenza di garanzie per la salute dei cittadini, un’ordinanza comunale ha imposto il funzionamento con combustibile liquido a tenore di zolfo non superiore all’1% [2]. Il conflitto vero e proprio e le mobilitazioni sono iniziate alla fine degli anni ’80 e sono culminate con un referendum cittadino con cui la comunità ha deciso il depotenziamento della centrale e il suo funzionamento a metano per la produzione del 50% dell’energia e la chiusura degli impianti entro il 2005 [3]. Nel 1991 il sindaco ha chiuso la centrale per violazione della legge Merli (319/76) sugli scarichi termici. La centrale è stata in seguito riaperta grazie all’abrogazione della medesima legge in favore dall’articolo 63 del Dlgs 152/1999[4]. La centrale è stata interessata a lavori di ambientalizzazione che hanno portato nei primi anni 2000 alla sua riapertura nell’attuale configurazione di 1280 MW. Due unità alimentate a metano da 340 MW cadauna e una a vapore da 600 MW alimentata con carbone che avrebbero dovuto produrre ciascuna il 50% di energia. Ma già a partire dal 2005 la centrale ha ridotto la produzione di energia con l’utilizzo del metano, che è sceso al 20% circa nel 2008 e a meno del 5% dal 2010 a vantaggio dell’utilizzo quasi esclusivo del carbone [5]. Come testimoniato dalle indagini ambiente-salute realizzate tra il 1995 e il 2004 [6], l’impianto ha compromesso la salute dei cittadini (maggiori incidenze di cancro al polmone nelle donne) contaminando l’ambiente circostante: aria, suolo, flora e fauna marina [7][8]. Nel 2007, sulla base della nuova normativa europea, Enel ha richiesto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che è stata rilasciata nel 2013: con ben 5 anni di ritardo e per la produzione con uso prevalente del carbone [9]. In concomitanza con l’istruttoria per il rilascio dell’AIA, si è riattivato lo storico conflitto e nel 2011 è nato il comitato “SpeziaViaDalCarbone” che ha portato avanti diverse attività di ricerca, informazione, sensibilizzazione, mobilitazione allo scopo di ottenere [10]: 1) la definitiva chiusura del gruppo a carbone; 2) l’elaborazione di nuovi e dettagliati pareri sanitari; 3) l’informazione e il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni inerenti la centrale; 4) la costituzione di un Osservatorio Permanente paritetico tra enti locali, enti tecnici e comitati per controllare la gestione della centrale successivamente al rilascio dell’AIA. In particolare i cittadini e i comitati hanno contestato agli enti locali e statali: 1) gli oltre cinque anni di ritardo nel rilascio dell’autorizzazione; 2) la vetustà dell’impianto e il conseguente incremento dell’inquinamento e dei danni per la collettività, anche grazie a limiti di emissioni che saranno conformi alla normativa solo a partire dal 2016; 3) la mancanza di indagini ambientali e sanitarie che stabiliscano l’idoneità del sito ovvero che confermino la già nota compromissione della salute e dell’ambiente (indagini 1995-2004)[7]; 4) la mancata applicazione del principio di precauzione [11]; 5) la mancata imposizione alla centrale dell’uso esclusivo del metano, come richiesto dai Comitati, almeno fino al 2016, anno in cui la centrale dovrà rispettare i limiti di legge; 6) l’inesattezza dei dati forniti dal gestore rispetto alle performance dell’impianto; 7) le prescrizioni generiche e tardive rispetto alla realizzazione delle opere. Dal mese di Gennaio 2012 sono stati presentati alla magistratura numerosi esposti e una memoria giurata di alcuni cittadini che hanno testimoniato di emissioni anomale sonore e in atmosfera, convogliate e diffuse. Nel 2012 la magistratura ha aperto un fascicolo contro ignoti per getto pericoloso di cose [12]. In seguito agli esposti e alle segnalazioni dei cittadini, nel 2013 Arpa Liguria ha avviato un monitoraggio delle Polveri Totali Sospese nell’area della centrale e del porto concludendo che la qualità dell’aria dell’area non è peggiore di quella del resto della città [13]. Con altri esposti sono state sottoposte alla magistratura anche ipotesi di omissione di controlli da parte delle autorità preposte per aver omesso di sorvegliare sulle condizioni sanitarie della popolazione. Le ipotesi sono state in parte avvalorate dal recente rapporto ISPRA (12/2014) [14] che documenta il raddoppio delle emissioni in atmosfera di NOx e SOx (inquinanti tipici della combustione del carbone) alla Spezia dal 2000 al 2012. Nessuna delle altre 72 città italiane considerate nel rapporto ha aumentato le emissioni, che si sono ridotte in tutti i casi e in alcuni addirittura dimezzate. Nel 2015 l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Starace, ha dato notizia della chiusura della centrale Enel di La Spezia chiuderà nel 2018 e non oltre il 2021, garantendo l’occupazione dei lavoratori [15]. Nonostante questo i cittadini e il comitato Spezia Via Dal Carbone hanno continuato il loro lavoro di denuncia nel 2016, portando avanti l’inchiesta contro la multinazionale dell’energia riguardo allo stoccaggio delle ceneri in discariche che oggi presenteno alti livelli di radioattività. Le ceneri della centrale Enel della Spezia sono stoccate a Borghetto Vara e sono oggetto di una disputa tra lo stesso Comune e l’Arpal. Il Comitato Spezia Via Dal Carbone ha chiesto che si realizzino al più presto verifiche dato che è dimostrato da più di uno studio la radioattività delle ceneri derivanti in particolar modo da alcuni tipi di carbone utilizzati da Enel in varie centrali tra cui aLa Spezia [16]. La letteratura scientifica ha messo spesso in evidenza il rischio causato dalle ceneri del carbone per il loro elevato contenuto di sostanze tossiche e per la radioattività causata da uranio e torio. Tale pericolosità è stata paragonata a quella delle scorie nucleari [17][18][19]. Regione e Comune di La Spezia hanno ora l’impegno di verificare la corretta attuazione della fase di bonifica e anche mantenere la promessa che con la riconversione si crei nuova occupazione sul territorio[20]. (See less) |